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ce autonomamente il 32% della propria      non ecosostenibili, allevamento inten-
                                                       energia, e voi no?». Sono le Pubbliche     sivo e trasporti. Prendendo spunto dai
                                                       Amministrazioni che possono e devo-        Millennials, i nativi digitali, per cui
                                                       no iniziare a perseguire questo obiet-     questo cambiamento è perfettamente
                                                       tivo, mettendo in pratica ciò che a li-    naturale. Se, infatti, l’età media nella
                                                       vello legislativo si sta già verificando,  nostra PA è di cinquantenni, servireb-
                                                       ma che spesso non è seguito dai fatti e,   bero più giovani tra i 18 e i 32 anni
                                                       soprattutto, dall’appoggio quotidiano      per un “reverse mentoring”, che vede
                                                       dei lavoratori che costituiscono il vero   i giovani insegnare ai più anziani che,
                                                       motore della PA.                           in cambio, offrono loro saggezza ed
                                                       Il cambiamento necessita di un nuovo       esperienza. I soldi per gli interventi
                                                       modello di business che parta da archi-    ci sono, ma la PA, con le Regioni in
                                                       tettura, energia rinnovabile e mobili-     prima linea, devono scegliere di in-
                                                       tà, se è vero che le prime tre cause di    vestirli in questo modo e non, come è
                                                       global warming sono, in ordine, edifici    avvenuto finora, nella ristrutturazione

grazie a un Commons collaborativo globale sempre
più interdipendente e all’economia dello scambio
caratterizzata non tanto dal possesso di beni e servizi
quale fine ultimo, quanto piuttosto dalla possibilità
di accesso a servizi, collaborazione e orizzontalità.
Scomparsa la proprietà privata e superato il lavoro
subordinato, Rifkin sostiene che la libertà non risiede
più nella proprietà di oggetti fisici e materiali, ma nelle
molteplici opportunità offerte dalla connettività quale
stimolo per processi inclusivi e aperti, in cui prevale
una sorta di eguaglianza dei contenuti. Le tecnologie
riducono il lavoro umano e danno il via a meccanismi di
autoproduzione. Non solo wi-fi, banda larga, big data,
dunque, ma produzione di energia, mezzi di trasporto
e IoT quali elementi decisivi che favoriscono questa
rivoluzione industriale. Lo scambio di informazioni
mediante il web diventa, quindi, un elemento
essenziale della nuova rivoluzione industriale.
I Governi e le classi dirigenti (ovunque) hanno tempi
di reazione troppo lenti. La sharing economy si
espande e si diffonde con grande rapidità. In questo
processo di continua e incessante trasformazione, le
leadership non sono al passo con la realtà in costante
evoluzione. Il risultato, nella maggior parte dei casi,
è quello di un Governo che faticosamente rincorre
gli eventi, piuttosto che un’istituzione capace di
dettare le linee guida e le regole all’interno delle quali
l’economia dello scambio possa svilupparsi e prendere
forma. Sorge la questione della gestione della nuova
classe di consumatori che sostituisce la categoria
tradizionale. Ora abbiamo una categoria di persone
che utilizza/mette a disposizione beni e servizi per
un periodo di tempo limitato, superando le regole di
mercato comunemente conosciute. Infine, importante
passaggio per le nuove generazioni, è la nuova
impronta di educational e strategia di formazione che
deve essere condivisa dal mondo della scuola e, nei
loro passaggi fondamentali, nei percorsi di studio nella
terza rivoluzione industriale in atto.

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